Una campagna al mese per una poesia palese

Con questo progetto il 1′ maggio 2014 nasce la poesia errante.
Da maggio a novembre dello stesso anno si sviluppano le 7 campagne mensili di cui si articola questo lavoro. Una diffusione capillare e piuttosto intensa che ha coinvolto molte città italiane per un esordio che esprime la volontà di porsi in modo impetuoso. Da lì in poi le campagne si propagano ulteriormente anche attraverso varianti espressive di vario tipo.
Inizialmente ho usato il termine ”campagna” proprio per indicare la volontà di essere capillare con i miei interventi. Sostanzialmente, l’intento era, ed è, battere la campagna con la seguente poesia errante. Dal secondo progetto ho iniziato ad usare il il concetto di tassello per esprimere una complessità e una interconnessione tra tutti i lavori che permette di costruire gradualmente un puzzle dei miei intenti espressivi.
Un’improvvisa alta marea di poesia errante nacque a Ferrara nel maggio 2014. E da quel momento non ha fatto altro che aumentare.
1′ campagna
“Cestinamenti”, un evidente gioco di parole, è una sorta di Sticker Street Poetry. Poesia adesiva e cestini. Usare i cestini per proporre poesia mi permette di non prendermi troppo sul serio facendomi passare per un “poeta dei cestini” e di innescare una sottile riflessione sui rifiuti e su tutto ciò che buttiamo rivalutando così i nostri scarti.
L’influenza di questa pratica deriva dalla passione per gli adesivi e le figurine durante la mia adolescenza negli anni ’90, periodo nel quale nacque la Sticker art all’interno della cultura skate americana.
Queste poesie le attacco ai cestini in modo sempre diverso: in principio una singola poesia, poi un’evoluzione molto ampia descritta dalle seguenti foto.
2′ campagna
Imboscate letterarie
Una specie di guerrilla poetry, un inserimento di mie poesie tra le pagine di libri, riviste, ecc. presenti in biblioteche, librerie, fumetterie e bancarelle sparse per le città. Attraverso questo tipo di segnalibro a sorpresa cerco di stabilire una certa intimità con quelle persone che lo troveranno nel libro preso in prestito o comprato. Inoltre, l’iniziativa rimarca la mia clandestinità letteraria proprio attraverso questa pratica: una vera imboscata da uno sconosciuto. Poesie inaspettate tra le pagine della letteratura.
3′ campagna
Nomen omen
Il bucato poetico. Lo Stendiversomio di nome e di fatto. In questo caso gioco col nome della poetica qui diventato stendi verso mio. L’origine del nome è un’altra, ma anche questa è un’interpretazione considerata e con la quale gioco attraverso la sua possibile pronuncia. Da Stendiversòmio a Stendiversomìo.
Imprimere strofe su della “biancheria” mi permette di fargli prendere aria e asciugare così aspetti della mia biografia recentemente superati e appena lavati. La metafora rimanda fortemente alla mia storia personale trasformandola così in una forma espressiva con una grossa componente psicoanalitica. Un bucato poetico come simbolo di rinascita esistenziale.
Poesia intima su biancheria. E quando è asciutta può essere colta dai passanti interessati.
L’obiettivo è quello di arrivare al giorno in cui smetterò di stendere. O almeno di stendere questa fase così importante e complessa della mia storia.
Il bucato poetico nasce anche dall’ispirazione della performance Whashing up di Maja Bajevic.
4′ campagna
Igienicamente
Tra il dadaismo e l’arte relazionale. Tra Duchamp e Gonzales Torres.
Igienicamente è carta igienica poetica che lascio clandestinamente nei bagni di musei, università, biblioteche, ecc. e con la quale propongo di pulirsi dalla volgarità, dal menefreghismo e dalla meschinità. Ogni velo ha una poesia inerente i temi della politica, della società e della cultura e invito le persone a leggerle, prenderne o qualsiasi altra azione che preferiscano…
Le poesie sono 18 diverse che si ripetono ciclicamente. Perché a 18 anni si diventa maggiorenni e la consapevolezza di queste tematiche dovrebbe essere già emersa in tutti i suoi aspetti.
Successivamente è arrivata la saponetta poetica a completare il kit igienico: dopo la pulizia primaria della carta igienica, qualora fosse rimasta qualche traccia di disfattismo, velleità o qualunquismo propongo la saponetta per eliminare questi rimasugli.
Questa campagna si ispira all’arte Dada e concettuale, in particolare Marcel Duchamp e Felix Gonzales Torres. Da Duchamp ho preso la provocazione e l’ironia e come Torres ho creato una forma d’arte democratica in cui il pubblico contribuisce a creare l’aura dell’opera durante l’incontro con l’artefatto.
Il contrasto tra poesia e carta igienica è molto forte, quasi in contraddizione e in questo modo voglio innescare una riflessione sull’etica e la cultura postmoderne.
5′ campagna
Elegantismi
Personaggi creati con alcuni simboli dell’abbigliamento e del nostro modo di essere eleganti.
Le poesie all’interno delle sagome riguardano le discriminazioni di genere, gli stereotipi, i pregiudizi o le conseguenze derivanti da comportamenti legati a tali atteggiamenti. Attraverso l’abbinamento di questi simboli, più o meno eleganti e apparentemente banali, voglio far emergere come questi veicolino, invece, più significati di quello che sembra e come l’identità di genere sia una costruzione sociale che deriva anche da un loro utilizzo ben predeterminato, e non naturale come potrebbe sembrare. Una sorta di compensazione tra il divertimento che possono generare i personaggi e le tematiche di cui si fanno portatori.
Che la consapevolezza sia con voi.
Fonte di ispirazione degli Elegantismi sono state le creazioni di Oakoak e Pao.
6′ campagna
Surgelamenti
Surgelamenti nasce come opera clandestina nei freezer dei supermercati. In questa versione ”classica” piazzo abusivamente delle piccole scatole con all’interno dei pesciolini poetici nei freezer dei negozi alimentari. Dopo questa azione lascio il mio dono in attesa che qualcuno lo incontri, lo porti con sé e lo surgeli a propria volta per tirarlo fuori nei momenti di difficoltà. Un po’ di poesia surgelata per i momenti di bisogno.
Successivamente nascono i ”Surgelamenti scongelati”, ovvero pesci poetici che scorazzano liberamente sui cartelli stradali blu come fossero degli acquari all’aria aperta.
Infine, i ”Surgelamenti a pinna libera” consistono in pesciolini poetici che sguazzano nei corsi d’acqua delle piantine delle città.
Questo lavoro nasce dalla mia insofferenza nei confronti dei surgelati, in particolare il pesce surgelato. Ecco come affrontarlo in modo più poetico.
L’incursione invece rimanda a quelle effettuate da Banksy nei musei. In questo caso l’idea è di ironizzare sul luogo e il metodo modificando la poetica dell’intervento.
7′ campagna
Versi da bar
Salviettine poetiche poste all’interno di specifici contenitori situati in bar, pasticcerie, birrerie, ecc. La mia proposta è di prenderne una, o più, per pulirsi la bocca da certi usi del nostro linguaggio. Da un pessimo uso della nostra lingua possono sorgere e/o consolidarsi volgarità, pressapochismo, pseudo-analfabetismo, superficialità di analisi e simili, i quali contribuiscono a creare incomunicabilità e conflitti tra le persone. Le salviettine poetiche cercano di destabilizzare questi subdoli meccanismi attraverso caratteristiche come la musicalità, la provocazione, la riflessione, il divertimento e la sorpresa.
È arrivato il momento di darsi una pulitina alla propria bocca. Guardate i banconi in cui state per prendere un caffè, potrebbe essere la vostra opportunità.
Le salviette nascono dal desiderio di riappropriarmi in modo poetico dell’esperienza pluriennale della mia infanzia e adolescenza passate nei bar di paese.
Con Versi da bar ho completato questo progetto errante. Ciò non significa che queste opere smettano di circolare per le strade e le città, anzi. Una campagna la mese per una poesia palese può essere considerato il mio biglietto da visita usato durante le mie escursioni poetiche cittadine.
E l’alta marea di poesia errante non può che continuare.